Il legame tra fruttosio e acido urico metterebbe in pericolo il fegato, innescando dei meccanismi simili a quelli generati dall’alcool. Un consumo eccessivo aumenterebbe, infatti, il rischio di sviluppare malattie epatiche piuttosto gravi.
I ricercatori dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Epatometaboliche del Bambino Gesù di Roma ha condotto uno studio pubblicato sul Journal of Hepatology (www.journal-of-hepatology.eu/article/S0168-8278(17)30002-8/pdf). L’oggetto di tale studio era incentrato sul rapporto tra fruttosio e acido urico in relazione alla steatoepatite non alcolica pediatrica.
LO STUDIO
È stato preso in considerazione un gruppo formato da 271 bambini e adolescenti, con una età media di 12,5 anni. Tutti i partecipanti erano affetti da steatosi epatica non alcolica, ossia il cosiddetto “fegato grasso”. Questa patologia comporta un accumulo di lipidi (grassi) nel fegato di persone che non bevono alcool o ne bevono molto poco. In particolare, parliamo di “fegato grasso” quando i lipidi presenti superano il 5-10% del peso dell’organo stesso.
Il 37,5% dei soggetti era affetto anche da steatoepatite non alcolica. Questa è una malattia cronica del fegato e rappresenta una condizione più grave rispetto alla steatosi epatica non alcolica. In questa patologia il fegato è soggetto a processi infiammatori che possono portare a cicatrizzazione e necrosi dei tessuti epatici. Questo altera e compromette la funzionalità dell’organo in maniera irreversibile.
RISULTATI E LEGAME TRA FRUTTOSIO E ACIDO URICO
Il gruppo è stato, quindi, sottoposto ad analisi e biopsie, nonché ad un questionario per conoscere le loro abitudini alimentari. Incrociando i dati scientifici con le risposte al questionario, i ricercatori del Bambino Gesù hanno individuato un legame tra i livelli eccessivi di acido urico ed il consumo altrettanto eccessivo di fruttosio.
In particolare, il 30% del gruppo con steatosi epatica non alcolica presentava alti livelli di acido urico, contro il 50% del gruppo che soffriva anche di steatoepatite non alcolica.
Difatti, risultava che 9 soggetti su 10 consumassero bevande zuccherate almeno una volta alla settimana.
FRUTTOSIO E ACIDO URICO
Secondo i ricercatori il fabbisogno giornaliero di fruttosio è pari a 25 grammi circa. Ogni grammo in più rispetto a questa quota può aumentare il rischio di sviluppare malattie del fegato di ben una volta e mezzo.
Il fruttosio è un componente degli ormai noti zuccheri aggiunti. Quando si consuma una sua quantità elevata , l’organismo non riesce a smaltire l’eccesso di acido urico prodotto dal metabolismo del fruttosio.
Tutto ciò provoca il cosiddetto stress ossidativo mitocondriale, che a sua volta stimola l’accumulo di grassi nel fegato, a prescindere che ci sia o meno un eccessivo apporto calorico.
Inoltre, si è evidenziato come la formazione di acido urico indotta dal fruttosio in eccesso attivi dei processi infiammatori delle cellule epatiche e, ancor più grave, l’insulino-resistenza, legata a diabete e sindrome metabolica.
Per informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma