Le fistole anali, assai frequenti negli uomini quanto nelle donne, sono una delle patologie di cui si occupa la proctologia. Come vengono risolte? Ne parliamo nell’articolo di oggi.
Quando le piccole ghiandole anali si ostruiscono, queste possono infettarsi e sviluppare un ascesso. Il piccolo tunnel che si forma sotto la pelle e che mette in comunicazione la ghiandola anale (dalla quale l’ascesso origina) e la cute perianale è chiamato fistola.
Difatti, le fistole anali non sono altro che il risultato di un pregresso o attuale ascesso perianale.
Per questa ragione possiamo dire che fistole ed ascessi rappresentano due stadi evolutivi della stessa patologia.
FISTOLE ANALI: cause
Esistono alcuni fattori che possono favorire lo sviluppo di un ascesso perianale e dar luogo quindi ad una fistola. Tra questi troviamo problematiche, quali:
- Ulcere anali
- Malattie infiammatorie croniche intestinali, quali: colite ulcerosa, diverticolite e morbo di Crohn
- Complicanza di un intervento chirurgico all’intestino
- Sistema immunitario compromesso
- Cancro del retto
- Malattie sessualmente trasmissibili (come clamidia e sifilide)
- Tubercolosi
SINTOMI
Le fistole anali sono in grado di pregiudicare sia la libertà che la qualità di vita di chi ne soffre. Possono manifestarsi con una sintomatologia talvolta simile o diversa da quella che caratterizza gli ascessi. Vediamo più dettagliatamente di quali sintomi si tratta:
- Dolore costante (ascessi e fistole)
- Gonfiore intorno all’ano, senza essere necessariamente correlato con gli atti defecatori (ascessi e fistole)
- Spossatezza (ascessi)
- Irritazione della cute perianale (fistole)
- Prurito (fistole)
- Secrezioni purulenti e maleodoranti dal foro esterno della fistola
- Febbre e brividi. Questi due sintomi possono essere il segnale di una possibile chiusura del tunnel (guarigione apparente). In questa eventualità, la febbre sarebbe accompagnata nuovamente dal dolore, mentre l’ascesso potrebbe riformarsi verso altre direzioni dopo giorni, mesi o persino anni
DIAGNOSI
In genere l’iter diagnostico da seguire in questi casi può prevedere:
- Esame proctologico ambulatoriale con eventuale anoscopia. È così possibile individuare sia il foro esterno che quello interno della fistola
- Ecografia transanale con sonda rotante a 360°. Tale esame permette di individuare con estrema precisione sia i tramiti fistolosi che le raccolte di materiale ascessuale
- Risonanza Magnetica del piano perineale
TRATTAMENTO
Si stima che solamente il 10-15% delle fistole anali guariscano spontaneamente. Per la restante parte è necessario intervenire chirurgicamente, in anestesia locale o generale. L’intervento effettuato ad oggi per risolvere una fistola è molto rapido. Questo prevede la semplice chiusura dell’orifizio della fistola all’interno dell’ano e del tramite fistoloso per mezzo di colle speciali.
Tale procedura consente:
- Certezza assoluta del risultato
- Recupero funzionale nel giro di poche ore, in quanto l’intervento non ha sezione muscolare
- Alcun dolore postoperatorio
- Incidenza di recidive (le quali rappresentano il vero problema delle fistole) pari al 3%
È bene sottolineare che dopo l’intervento gli atti defecatori non influenzano assolutamente la risoluzione della malattia. È, invece, d’obbligo la convalescenza a casa. Inoltre, risulta molto importante seguire una dieta ricca di fibre ed effettuare semicupi tiepidi più volte al giorno.
Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma.
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