Vi proponiamo oggi un articolo di approfondimento per parlare delle ultime novità emerse nel recente meeting statunitense in tema di carcinoma del colon-retto metastatico.
Come ogni anno si è tenuto a Chicago il meeting mondiale dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology). Questo rappresenta un appuntamento molto importante, che ha riunito oltre 30mila studiosi oncologici e migliaia di studi scientifici per fare il punto sulla ricerca oncologica.
CARCINOMA DEL COLON-RETTO METASTATICO: alcuni presupposti sugli studi
Una delle problematiche dei pazienti con tumore del colon-retto operato è l’elevato rischio di recidiva. Tale problematica rappresenta, quindi, un punto focale visto che può riguardare anche ben oltre la metà di essi.
In particolare, la ripresa della malattia può avvenire quando si ha un interessamento dei linfonodi regionali. Questi sono quei linfonodi localizzati lungo il decorso dei grossi vasi che irrorano appunto il colon ed il retto.
Per questa ragione da diversi anni è diventata pratica clinica effettuare una terapia chemioterapica adiuvante, a scopo preventivo, dopo l’intervento chirurgico. Questo tipo di trattamento aiuta, difatti, a ridurre un eventuale rischio di recidiva.
Lo standard attuale utilizza un trattamento della durata di 6 mesi, con due possibili opzioni:
- mediante uno schema chemioterapico totalmente endovenoso, chiamato FOLFOX
- mediante un regime parzialmente per via orale, denominato XELOX (o CAPOX)
Purtroppo questo trattamento, se condotto per 6 mesi, può essere piuttosto pesante per il paziente e dare delle tossicità, in particolare una neuro-tossicità.
Per questo motivo la moderna oncologia ha tentato di ridurre i tempi della terapia adiuvante del carcinoma del colon-retto metastatico. Il fine è quello di ottenere dei buoni risultati senza che il trattamento pesi troppo sul paziente.
È proprio a questo scopo che in Italia ha preso il via uno studio chiamato TOSCA (Three Or Six Colon Adjuvant), in cui sono stati inseriti oltre 3700 pazienti con carcinoma del colon-retto metastatico. Tale studio ha evidenziato come la differenza tra la terapia effettuata per 3 mesi e quella effettuata per 6 mesi, da un punto di vista puramente statistico, sia piuttosto limitata.
IDEA: una analisi combinata internazionale
Questi risultati hanno portato, quindi, al confluire dello studio TOSCA e di altri 5 studi internazionali in una analisi combinata chiamata IDEA.
Questa, che ha compreso oltre 12mila pazienti, ha confermato che anche da un punto di vista clinico la differenza tra le due diverse durate di trattamento è minima.
Sono stati, infatti, analizzati dei sottogruppi, in particolare quello di pazienti con interessamento linfonodale che avevano un rischio (anche se non elevatissimo) di recidiva e che rappresentano oltre il 60%. Lo studio ha mostrato che anche statisticamente i risultati dei pazienti trattati con XELOX (o CAPOX) per 3 mesi si equiparavano a quelli ottenuti in regime di 6 mesi.
CONCLUSIONI
Sono tuttora in corso ulteriori indagini per capire il motivo per cui ciò avviene. Al momento è stata ipotizzata una causa legata alla differente farmaco-cinetica delle due terapie adiuvanti. Ad ogni modo i risultati raggiunti da IDEA sono un segnale molto importante e significativo.
Questo permette al paziente con carcinoma del colon-retto metastatico di:
- poter scegliere il trattamento che preferisce (totalmente endovenoso o parzialmente per via orale)
- poter avere un’idea del tipo di rischio di recidiva che possiede
- poter sapere quanto la terapia possa ridurre tale rischio
- avere la certezza di non perdere alcuna possibilità di guarigione dalla malattia
Per informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma