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Alterazione della motilità esofagea: l’acalasia

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Oggi parliamo di alterazione della motilità esofagea. Di cosa si tratta? Come possiamo identificarla? Con quali sintomi può manifestarsi? È possibile risolvere questo disturbo?

La acalasia rappresenta un disturbo piuttosto raro caratterizzato da una alterazione della motilità esofagea. Tuttavia, chi ne soffre ha un rischio 5 volte maggiore di sviluppare un tumore all’esofago. Ma in cosa consiste? Per capire meglio questa problematica dobbiamo partire dall’inizio.

Lo sfintere esofageo inferiore è situato tra l’esofago e lo stomaco ed ha il compito di impedire che il contenuto gastrico risalga lungo l’esofago. Difatti, in condizioni normali quando si deglutisce, lo sfintere si rilascia permettendo al cibo ingerito di raggiungere lo stomaco.

Al contrario, in presenza di acalasia esofagea questa struttura anatomica si contrae in maniera anomala. In particolare, si tratta di una contrazione incompleta (e soprattutto non coordinata con il passaggio del cibo), che fa avanzare il bolo alimentare in maniera difficoltosa. Questo fa sì che il cibo ingerito progressivamente si accumuli nella parte inferiore dell’esofago, generandone la dilatazione, nonché un’infiammazione cronica.

QUALI SINTOMI SI ASSOCIANO A QUESTA ALTERAZIONE DELLA MOTILITÀ ESOFAGEA?

Il sintomo caratteristico correlato all’acalasia esofagea è la disfagia, ossia la difficoltà nel deglutire. Tuttavia, la sintomatologia con cui si presenta può comprendere:

  • Scialorrea (o ipersalivazione, cioè la produzione eccessiva di saliva)
  • Rigurgito acido (o reflusso gastroesofageo) soprattutto di notte in posizione supina, ed associato a tosse causata proprio dalla risalita degli acidi
  • Dolore toracico
  • Perdita ponderale
  • Vomito (nei casi gravi)
  • In caso di una condizione chiamata “megaesofago” (quando l’esofago si dilata molto) si può andare incontro a: esofagite da ristagno (un’infiammazione cronica della mucosa dell’esofago), candidosi, carcinoma epidermoide esofageo

DIAGNOSI

Gli esami diagnostici che consentono di riconoscere questa alterazione della motilità esofagea sono:

  • Gastroscopia. L’esame endoscopico permette di avere l’evidenza del disturbo, ma anche di escludere che la sintomatologia sia associata ad un carcinoma
  • RX con mezzo di contrasto. Lo studio radiologico di esofago e stomaco risulta utile per valutare il grado di dilatazione dell’esofago
  • Manometria esofagea. Questa consente di verificare la funzionalità esofagea, in quanto è in grado di registrarne l’attività pressoria

TRATTAMENTO

Non esistono terapie farmacologiche che possano eliminare la acalasia esofagea. Tuttavia, è possibile trattarla chirurgicamente mediante:

  • Un intervento endoscopico che prevede la dilatazione pneumatica dell’esofago
  • Miotomia endoscopica transorale. Si tratta di una tecnica mininvasiva per via endoscopica che prevede l’incisione delle fibre muscolari dell’esofago
  • Miotomia extramucosa con plastica anti-reflusso. L’intervento, anch’esso mininvasivo, viene effettuato in anestesia generale. Consiste nel sezionare longitudinalmente le fibre muscolari ipertrofiche a livello gastro-esofageo, utilizzando la metodica laparoscopica. L’intervento prevede, inoltre, una plastica cosiddetta anti-reflusso, così da evitare che si verifichi il reflusso postoperatorio
Nel periodo postoperatorio è consigliabile seguire alcuni accorgimenti come ad esempio:
  • Mangiare lentamente, cercando di masticare bene il cibo prima di ingoiarlo
  • Bere molta acqua durante i pasti
  • Evitare gli alimenti che possono peggiorare il reflusso gastroesofageo
  • Non andare a dormire subito dopo aver mangiato (aspettare sempre almeno un paio d’ore)
  • Posizionare dei cuscini in modo da poter dormire con il busto leggermente rialzato e agevolare così lo svuotamento dell’esofago
  • Evitare le posture scorrette, in quanto aggravano il reflusso

Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma.

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo

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