Tra le cosiddette malattie infiammatorie croniche intestinali rientra anche la rettocolite ulcerosa. Se non viene curata adeguatamente, nel tempo può dare luogo a lesioni precancerose, le quali possono aumentare il rischio di insorgenza del carcinoma intestinale.
La rettocolite ulcerosa è caratterizzata da lesioni ulcerose che causano la conseguente sintomatologia intestinale associata alla patologia. Coinvolge sempre il retto, ma può anche estendersi a tutto il colon o a parte di esso, senza soluzione di continuità.
CAUSE
Le cause di questa malattia infiammatoria cronica non sono ancora note. Si ipotizza sia determinata dalla concomitanza di due elementi: fattori ambientali (ad esempio microrganismi batterici che vivono nell’intestino) ed una certa predisposizione genetica. Tale combinazione provocherebbe, quindi, questa reazione di attacco da parte del nostro sistema immunitario.
SINTOMI
La rettocolite ulcerosa ha un andamento piuttosto altalenante. Basti pensare che in un anno possono alternarsi attacchi acuti a periodi di completa remissione, in cui la malattia è asintomatica. Si stima che annualmente possono verificarsi uno o due episodi sintomatici, ma anche molti di più.
La malattia è associata a sintomi, quali:
- DIARREA con presenza di sangue e/o muco
- STIPSI, quando il disturbo coinvolge solo il retto
- DOLORI ADDOMINALI, che in genere si attenuano dopo l’evacuazione
- EVACUAZIONE DI SOLO MUCO E/O SANGUE, oppure di feci di piccole quantità
- FEBBRE accompagnata da conseguente disidratazione, ed associata in particolare ad episodi sintomatici più severi
- SINTOMI EXTRA-INTESTINALI. In un terzo dei casi possono presentarsi manifestazioni a livello dermatologico, quali noduli sottocutanei o lesioni con presenza di pus, ma anche dolori articolari come artriti e artralgie
DIAGNOSI DELLA RETTOCOLITE ULCEROSA
In caso di diarrea (in particolare se ematica) associata o meno a dolore addominale, e soprattutto se vi è familiarità per malattie autoimmuni, è opportuno rivolgersi ad uno specialista.
La diagnosi di rettocolite ulcerosa si stabilisce mediante esami, quali:
- COLONSCOPIA (con eventuali biopsie intestinali seriate). Risulta fondamentale, in quanto consente di valutare non solo la mucosa, ma anche l’estensione dell’infiammazione
- CROMOENDOSCOPIA. Si utilizza durante la colonscopia per poter visualizzare in maniera più dettagliata possibili zone sospette per displasia del colon (poliposi intestinale)
- CALPROTECTINA FECALE. Alte concentrazioni di questa proteina nelle feci indicano che siamo in presenza di rettocolite ulcerosa. Il suo dosaggio risulta assai utile anche per monitorare la patologia e la risposta alla terapia medica
- RX ADDOMINALE. Si utilizza nei casi severi, poiché fornisce informazioni sia sulla sede dell’infiammazione sia sul possibile sviluppo di complicanze ad essa associate
- SICUS . Si tratta dell’Ecografia delle anse intestinali, un esame non invasivo che consente di valutare lo stato del lume intestinale, nonché di monitorare la patologia e la sua risposta terapeutica
TRATTAMENTO
È molto importante curare in maniera adeguata l’infiammazione cronica. Questa nel tempo potrebbe dare luogo ad alterazioni irreversibili delle cellule intestinali, le quali possono aumentare il rischio che si sviluppino lesioni cancerose.
Nei casi, piuttosto rari, di rettocolite ulcerosa refrattaria alla terapia medica viene eseguita una colectomia totale. Si tratta di un intervento chirurgico che prevede l’asportazione dell’intero colon.
Il trattamento della malattia ha come scopo quello di agire sull’infiammazione cronica, inibendo quei processi che attivano il nostro sistema immunitario e l’infiammazione. Per fare questo vengono utilizzati:
- FARMACI AD AZIONE ANTINFIAMMATORIA come la mesalazina
- STEROIDI
- IMMUNOSOPPRESSORI, quali la ciclosporina e l’azatioprina
È fondamentale evitare le riacutizzazioni della malattia. Per questa ragione è necessario seguire la terapia medica anche durante i periodi di remissione, in cui questa rimane silente.
Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma