Malattia emorroidaria: quando e come intervenire?

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Malattia emorroidaria, quando e come intervenire - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

Dolore, sanguinamento, prurito e bruciore anale sono alcuni dei sintomi associati alla malattia emorroidaria. Ma quando e come bisogna intervenire?

Le emorroidi sono strutture anatomiche presenti nel canale anale e costituite da una fitta rete di vasi sanguigni. Come una sorta di cuscinetti vascolari si gonfiano per effetto dell’afflusso sanguigno, contribuendo tra le altre cose alla funzione di continenza.

Parliamo di malattia emorroidaria quando questi vasi sanguigni cominciano a dilatarsi eccessivamente e a infiammarsi. Con il progredire della patologia si può persino arrivare al prolasso delle emorroidi, ossia quest’ultime fuoriescono dall’ano.

SINTOMATOLOGIA

Le emorroidi vengono classificate secondo quattro stadi diversi:

  • Stadio I. Si tratta di emorroidi ancora interne e non prolassanti. In genere a questo stadio non sono quasi mai associate a dolore e il paziente non si rende conto della loro presenza, se non per l’eventuale sanguinamento durante la defecazione
  • Stadio II. In questo caso le emorroidi sono prolassanti, ma riducibili spontaneamente. Fuoriuscendo al momento della defecazione, possono provocare fastidio e sanguinamento
  • Stadio III. Sono emorroidi prolassanti che possono ridursi solo manualmente
  • Stadio IV. È la fase più avanzata della malattia. Le emorroidi sono costantemente prolassate e non si riducono manualmente

La sintomatologia e la sua intensità possono variare a seconda del loro grado con sintomi, quali:

  • Dolore, avvertito soprattutto durante la defecazione
  • Piccole perdite di sangue e/o di muco o sierose
  • Edema. Sensazione di gonfiore o di corpo estraneo nell’ano
  • Prurito e/o bruciore anale
  • Presenza al tatto di formazioni morbide esterne all’ano

MALATTIA EMORROIDARIA: quando e come intervenire

In caso di malattia emorroidaria il trattamento ovviamente non può non prescindere dallo stadio della patologia e dal suo decorso/progressione.

Negli stadi I e II si prova con la cosiddetta terapia conservativa, che prevede alcune regole igienico-alimentari:

  • Aumentare il consumo di fibre (frutta e verdura) e di acqua nella propria alimentazione
  • Effettuare pasti regolari
  • Praticare una moderata attività fisica
  • Ridurre il peso se si è in sovrappeso
  • Evitare l’abuso di alcolici, i cibi troppo piccanti e grassi, l’eccesso di spezie e cioccolato etc.
  • Non fumare
Mettendo in pratica queste semplici regole, nell’arco di 4-6 settimane possiamo favorire il miglioramento del quadro clinico iniziale.

Tuttavia, se nello stadio II non vi sono miglioramenti con questo tipo di terapia, è possibile ricorrere a:

  • Iniezioni sclerosanti (scleroterapia)
  • Interventi di legatura elastica, che possono essere eseguiti con o senza crioterapia controllata

Questo tipo di procedure vengono eseguite ambulatorialmente, ma talvolta hanno una efficacia transitoria o parziale.

Qualora il dolore diventasse più intenso, potrebbe essersi verificata una trombosi vascolare delle emorroidi. In questo caso è necessario intervenire ricorrendo ad un’incisione da effettuare in anestesia locale per permettere al coagulo che si è formato di fuoriuscire. Questa procedura risolve il problema del dolore, ma non la malattia emorroidaria che, invece, potrebbe ripresentarsi.

Come abbiamo visto le emorroidi allo stadio III e IV sono prolassanti. Per questa ragione è necessario intervenire con una prolassectomia muco-emorroidaria effettuata con una speciale suturatrice meccanica circolare, chiamata stapler. Questo intervento ha il vantaggio di correggere il prolasso, conservando allo stesso tempo il tessuto emorroidario, poiché la stapler è in grado di rimuovere l’anello mucoso che ha ceduto e contemporaneamente di effettuare l’anastomosi chirurgica.

In altri casi viene consigliato un intervento certamente più radicale, chiamato Emorroidectomia. Questo prevede l’asportazione dei tre pacchetti emorroidari principali e risulta necessario nel caso in cui:

  • Si verifichino trombosi emorroidarie recidivanti
  • Fallisca il trattamento con le legature elastiche
  • Si verifichi un prolasso emorroidario irriducibile
  • Ci sia un sanguinamento persistente

 

Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo

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