La mastopatia fibrocistica

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La mastopatia fibrocistica è una condizione clinica frequente, raramente sintomatica (perlopiù limitata a un picco di dolore che coincide con il ciclo mestruale). Non è da considerarsi una patologia, e non richiede un trattamento medico o chirurgico. Per patologia mammaria di solito si intende un seno denso, fibronodulare, caratterizzato da una grossa componente ghiandolare, tipica delle donne giovani. Le piccole formazioni cistiche che l’accompagnano, non richiedono alcun approfondimento diagnostico né tantomeno un trattamento.

La mastopatia fibrocistica non è da considerarsi una lesione a rischio, dunque la prevenzione secondaria è connessa ai programmi di screening per il cancro mammario (dai 40 ai 50 anni è consigliabile una mammografia ogni 12-16 mesi, dai 50 anni in poi ogni 2 anni). Data la particolare densità del seno mastosico, in alcuni casi risulta evidentemente fibro-nodulare o displasico, perciò l’esplorabilità mammografica risulta spesso limitata, obbligando il radiologo a richiedere il completamento diagnostico mediante un esame ecografico. L’indagine ecografica nello studio della mastopatia fibrocistica trova fondamento nella capacità di riconoscere questa particolare composizione del seno, priva di sostanziale rilevanza clinica, differenziandole da altre condizioni patologiche, più o meno rilevanti, come ad esempio il monitoraggio di lesioni liquide più o meno voluminose, definite cisti.

Queste lesioni, clinicamente poco rilevanti, sono caratterizzate da foci tondeggianti e anecogene. Le pareti, se sottili e regolari, le differenziano da lesioni sospette. In alcuni casi tuttavia – dato che anche il cancro può assumere aspetto cistico per via di fenomeni necrotici interni – va monitorato lo stato delle pareti che risultino irregolari e vascolarizzate, spesso con setti o mammelloni aggettanti il lume. La differenziazione del profilo displasico da lesioni solide è fondamentale, e i carcinomi ne rappresentano l’aspetto clinico più importante. La capacità dei supporti ecografici di differenziare le lesioni liquide da quelle solide e la loro presenza rispetto al quadro fibroadenosico è fondamentale nei protocolli di screening, poiché permette di discriminare, seppur con le dovute cautele e con le considerazioni discriminative fatte prima, quello che cancro non può essere (le lesioni liquide o cisti) da quello che potrebbe esserlo (la lesione solida, appunto).
Tendenzialmente una lesione francamente cistica è in grado di definire una diagnosi tranquillizzante per la paziente che abbia riscontrato una nodularità alla palpazione. In questi casi il monitoraggio delle dimensioni costituisce l’unica indicazione medica per la paziente che va tranquillizzata sulla possibilità che, anche in presenza di un incremento delle dimensioni, se non vi sono franche modificazioni della morfologia, non sussistono motivi di preoccupazione o l’esigenza di alcun trattamento (si invita il paziente all’agoaspirato ed all’eventuale alcolizzazione solo in casi limite e per cisti di grosse dimensioni, maggiori di 2cm, o con brusche modificazioni delle stesse e a scopo detensivo).

 

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