Le fistole perianali possono pregiudicare la qualità di vita di chi ne è affetto. Oggi possono essere risolte con procedure mininvasive. Un approfondimento dedicato alla loro diagnosi e trattamento.
Tra le patologie che interessano la zona anorettale, le fistole vengono considerate piuttosto debilitanti. Si tratta, infatti, di una problematica che può arrivare a minare la libertà e persino l’autostima di chi ne soffre, ripercuotendosi sull’aspetto relazionale, sociale e lavorativo.
Ma cosa sono le fistole? Come si formano? Partiamo con ordine. Innanzitutto dobbiamo sapere che tra i muscoli che circondano l’ano sono presenti delle piccole ghiandole che secernono muco in modo da poter agevolare il passaggio delle feci. Nel caso in cui queste si ostruiscano, possono infettarsi e dar luogo a una raccolta di pus, ossia un ascesso. È da questo punto di infezione che può derivare la fistola perianale: una sorta di piccolo tunnel che mette in comunicazione la ghiandola anale (dalla quale l’ascesso si è originato) e la cute di tale zona.
C’è da dire, pertanto, che le fistole perianali rappresentano l’evoluzione cronica di una pregressa o attuale infezione, che nella sua fase acuta è caratterizzata dalla formazione dell’ascesso.
DIAGNOSI
È sempre bene rivolgersi ad uno specialista, in particolare se sono presenti altre comorbilità come ad esempio il Morbo di Crohn). La diagnosi viene stabilita mediante visita proctologica, durante la quale grazie all’eventuale esame endoscopico (anoscopia) è possibile individuare sia il foro esterno che quello interno della fistola.
In seguito può essere necessario effettuare altre indagini, che consentono al chirurgo di avere un quadro più preciso e dettagliato in modo da poter studiare l’eventuale intervento chirurgico, come ad esempio:
- Ecografia transanale con sonda rotante a 360°. Permette di individuare con estrema precisione sia i tramiti fistolosi che le raccolte di materiale ascessuale
- Manometria anorettale. Consente di misurare la pressione e il funzionamento dello sfintere anale, nonché la sensibilità dell’ampolla rettale. In caso di fistole complesse o di pazienti che presentano pregressi traumatismi perianali (ad esempio a seguito di interventi chirurgici all’ano o come conseguenza del parto), la manometria è assai utile per poter valutare anche il rischio di incontinenza. La Casa di Cura Villa Mafalda dispone del manometro a 32 canali, considerato fra i migliori al mondo. La validità di tale strumento è fondamentale, in quanto è sulla base dei risultati dell’esame manometrico che viene effettuata ad esempio la sfinterotomia regolata
- Risonanza Magnetica del piano perineale
FISTOLE PERIANALI: trattamento
Un ascesso può aprirsi e guarire spontaneamente, altrimenti è necessario procedere con una incisione per poterlo drenare. Tale procedura può essere eseguita ambulatorialmente: in anestesia locale, qualora l’ascesso interessi zone perianali più superficiali; in anestesia generale, nel caso fosse localizzato nei piani più profondi.
Si stima che solamente il 10-15% delle fistole anali guariscano spontaneamente. Per la restante parte è necessario intervenire chirurgicamente, in anestesia locale o generale. L’intervento tradizionale di fistulectomia prevede l’asportazione chirurgica del tramite fistoloso.
Ad oggi vengono utilizzate tecniche chirurgiche mininvasive, in grado di preservare l’integrità anatomico-funzionale delle strutture, conservando pertanto la funzione della continenza.
Ad esempio, anche in caso di fistole complesse o profonde, oggi queste possono essere risolte mediante una procedura piuttosto rapida, che prevede la semplice chiusura, per mezzo di colle speciali, dell’orifizio della fistola all’interno dell’ano e del tramite fistoloso.
Ovviamente solo uno specialista è in grado di stabilire, dopo una accurata visita preliminare (comprensiva degli esami di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente), quale sia il trattamento più adeguato al singolo caso.
I vantaggi di queste colle speciali sono:
- Certezza assoluta del risultato
- Recupero funzionale nel giro di poche ore, in quanto l’intervento non ha sezione muscolare
- Alcun dolore postoperatorio
- Incidenza di recidive pari al 3%. La recidività, infatti, rappresenta il vero problema delle fistole!
Anche nel caso di procedure mininvasive, la convalescenza a casa è d’obbligo. Dopo l’intervento gli atti defecatori non influenzano assolutamente la risoluzione della malattia, mentre è fondamentale effettuare semicupi tiepidi più volte al giorno e ancor di più seguire una dieta ricca di fibre.
Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma
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