Il colon irritabile, definito anche Sindrome dell’intestino irritabile, è un disturbo cronico e ricorrente delle funzioni dell’apparato gastrointestinale, che interessa il colon e l’intestino tenue.
Esso è un disordine funzionale, in quanto non presenta lesioni anatomiche caratteristiche. Difatti la sua è una diagnosi clinica, ossia basata sulla presenza di determinati sintomi che devono soddisfare precisi criteri (i “criteri di Roma”), ma può anche richiedere ulteriori indagini al fine di escludere la presenza di malattie più gravi.
PERCH’È VIENE DEFINITO “IRRITABILE”
Viene definito “irritabile”, poiché le terminazioni nervose situate all’interno della parete intestinale, atte al controllo della contrazione della muscolatura e alla trasmissione al cervello delle sensazioni dell’intestino, sono più sensibili del normale. Per questa ragione anche condizioni normali come mangiare un pasto, essere sotto tensione sul lavoro o avere il ciclo mestruale, possono stimolare l’intestino determinando, nelle persone affette da colon irritabile, una risposta esagerata con un’accentuazione dei sintomi.
Se le contrazioni muscolari sono scoordinate o diminuite, esse possono determinare un rallentamento della progressione delle feci nel colon con conseguente insorgenza di stipsi; se, invece, le contrazioni muscolari sono coordinate ma notevolmente aumentate, le feci possono avanzare più rapidamente attraverso il colon con comparsa di diarrea.
SINTOMI
La sintomatologia del colon irritabile può variare da persona a persona:
- Dolori addominali. Devono essere accompagnati necessariamente da almeno due delle seguenti evenienze: dolore attenuato dall’evacuazione; variazioni nella frequenza delle evacuazioni; variazioni nella consistenza delle feci
Tale sintomatologia deve essere presente per almeno 12 settimane (non necessariamente consecutive) negli ultimi 12 mesi
- Gonfiore
- Stipsi o diarrea
- Presenza di muco nelle feci
Questi altri disturbi possono essere presenti, ma non sono fondamentali. Al contrario, è spesso necessario escludere altre malattie intestinali che si presentano con gli stessi sintomi, ma che richiedono un differente trattamento.
CAUSE
Le cause del colon irritabile non sono ancora ben note. Tuttavia, vi sono alcuni fattori che possono giocare un ruolo importante in questa sindrome:
- Predisposizione genetica e familiarità a sviluppare la sindrome
- Infezione intestinale avvenuta nell’infanzia o prima dell’insorgenza dei sintomi
- Eventi stressanti ripetitivi o cronici o altri fattori psico-sociali
VISITA ED ESAMI
È importante per lo specialista raccogliere una storia clinica dettagliata per identificare i sintomi caratteristici del colon irritabile e visitare manualmente la pancia del paziente.
In genere vengono eseguiti i seguenti esami:
- Analisi del sangue (emocromo – sideremia – transaminasi – glicemia ed emoglobina glicosilata – creatininemia – analisi degli ioni). In aggiunta: VES, PCR e alfa1-glicoproteina acida per escludere ad esempio la malattia di Crohn o la rettocolite ulcerosa – dosaggio di paratormone e TSH per escludere l’iperparatiroidismo, l’ipertiroidismo o l’ipotiroidismo – dosaggio degli anticorpi antigliadina e antiendomisio per valutare se si è in presenza di celiachia)
In caso di sospetto verrà poi prescritta una gastroduodenoscopia per prelevare campioni di mucosa intestinale.
- Test alimentari per indagare sulla presenza di eventuali allergie e/o intolleranze alimentari.
- Analisi delle feci per rilevare la possibile presenza di parassiti fecali e delle loro uova con eventuale ricerca di sangue occulto nelle feci.
- Esplorazione rettale. Viene effettuata in caso di presenza di sangue nelle feci o di sintomi di incontinenza rettale; in un secondo tempo può essere prescritta la manometria rettale, che valuta la pressione e il funzionamento dello sfintere anale.
- Colonscopia. Va effettuata se i disturbi insorgono in pazienti sopra i 50 anni o nei soggetti che hanno una familiarità per il tumore del colon o che presentano sintomi di allarme come presenza di sangue commista alle feci o da solo, diarrea persistente che non regredisce con la terapia, dimagrimento non spiegabile.
- Ecografia. È uno dei primi esami che si eseguono in caso di dolore addominale. È utile a svelare la presenza di calcoli alla colecisti o patologie a carico degli organi genitali (specie delle ovaie)
- Clisma opaco. È una serie di radiografie dopo somministrazione di mezzo di contrasto, che viene eseguito per escludere una diverticolosi colica.
Per informazioni, contattare il Prof. Barillari che opera presso la Casa di Cura Villa Mafalda di Roma