Esofago o epitelio di Barrett: perché è importante diagnosticarlo e curarlo

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Esofago o Epitelio di Barrett, perché è importante diagnosticarlo e curarlo - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

Esofago o Epitelio di Barrett, è questo il nome con cui è maggiormente conosciuta una metaplasia, la cui causa principale è il reflusso gastroesofageo.
Un articolo di approfondimento per capire di cosa si tratta, quali sono i suoi possibili sintomi caratteristici e perché è così importante individuare e curare in maniera adeguata questa patologia.

Innanzitutto bisogna dire che tutto ciò che ingeriamo arriva al nostro stomaco attraverso l’esofago. Si tratta di un condotto muscolare lungo circa 25-30 centimetri e largo 2-3, che internamente è rivestito di tessuto mucoso.

Nel momento in cui l’esofago viene danneggiato dalla continua risalita dei succhi gastrici, si difende generando una condizione chiamata esofago o epitelio di Barrett. Si tratta di un cambiamento adattativo e anomalo delle cellule che rivestono la mucosa inferiore del condotto esofageo, che in termini medici viene detto metaplasia.

Difatti, per un effetto di adattamento e difesa all’esposizione cronica agli acidi (dovuta alla malattia da reflusso gastroesofageo!), il normale tessuto che riveste la mucosa esofagea viene sostituito da una nuova mucosa. Quest’ultima è, però, costituita da cellule che normalmente ricoprono internamente le pareti dello stomaco o del tratto iniziale dell’intestino tenue (duodeno).

ESOFAGO O EPITELIO DI BARRETT: quali sono le possibili cause?

Quando parliamo di Epitelio di Barrett, è bene sapere che la sua causa principale è la malattia da reflusso gastroesofageo. A sua volta esistono diversi fattori legati a questa problematica, come ad esempio:

  • Tabagismo
  • Sesso. Gli uomini presentano un rischio due volte maggiore di sviluppare questa patologia rispetto alle donne
  • Familiarità
  • Età avanzata. Nella maggior parte dei casi interessa persone con più di 60 anni
  • Ernia iatale
  • Sovrappeso
  • Abuso di alcool

SINTOMATOLOGIA E DIAGNOSI

L’Esofago di Barrett può anche essere asintomatico. Tuttavia, nella maggior parte dei casi presenta la sintomatologia tipica del reflusso gastroesofageo:

  • Rigurgiti acidi
  • Tosse secca
  • Pirosi (bruciore)
  • Dolore toracico retrosternale e addominale (soprattutto nella parte superiore)
  • Difficoltà nel deglutire il cibo

In caso di reflusso più grave associato ad una esofagite severa possono manifestarsi anche sintomi, quali:

  • Feci nerastre e catramose
  • Tracce di sangue nel vomito

È molto importante individuare tempestivamente l’eventuale esofago o epitelio di Barrett, in quanto quest’ultimo ha una stretta correlazione con un tumore molto spesso mortale: l’adenocarcinoma esofageo.

La diagnosi viene stabilita mediante una endoscopia ed una biopsia esofagea.

ESOFAGO O EPITELIO DI BARRETT: trattamento

Dato che, come abbiamo appena detto, l’esofago di Barrett può rappresentare una potenziale evoluzione verso l’adenocarcinoma esofageo, deve essere trattato in modo adeguato.

Il primo obiettivo è il controllo dei sintomi mediante somministrazione di farmaci antisecretivi. Questi sono in grado di ridurre a lungo (dalle 18 alle 24 ore) e in modo significativo l’acidità gastrica, permettendo così la guarigione dell’esofagite.

Quando nel tessuto esofageo si evidenzia un basso grado di displasia, il trattamento prevede un monitoraggio periodico. In questi casi è consigliabile pertanto sottoporsi ad esami endoscopici di controllo ogni 1236 mesi.

Al contrario, se il tessuto esofageo presenta un elevato grado di displasia, può essere necessaria l’asportazione del tessuto displastico mediante una mucosectomia endoscopica parziale (una tecnica endoscopica operativa). L’intervento, chiamato anche resezione mucosa endoscopica, consente di asportare aree e lesioni del tratto gastrointestinale di natura maligna ad uno stadio iniziale o pre-cancerose.

Più raro è il caso che necessita di una rimozione totale mediante l’ablazione con radiofrequenza. Si tratta di una tecnica innovativa e molto efficace che consente di distruggere il tessuto displastico, inducendo così la formazione di mucosa sana. Tale procedura viene eseguita con endoscopia superiore e non prevede incisioni né ricovero. Inoltre, permette di rimuovere il tessuto malato senza danneggiare in alcun modo le strutture vicine.

Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma.

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo

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