Ernia inguinale non trattata: quali possono essere le complicanze?

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Ernia inguinale non trattata, quali possono essere le complicanze - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

Una ernia inguinale non trattata può determinare delle complicanze che in genere  interessano l’intestino. Per questa ragione è molto importante rivolgersi ad uno specialista e non sottovalutare il problema.

Le ernie inguinali non sono altro che la fuoriuscita di un tratto di intestino proprio a livello dell’inguine. Si tratta di una problematica che può essere congenita o causata da un progressivo indebolimento della parete addominale in prossimità della zona inguinale.
Il cedimento di questi fasci muscolari può a sua volta essere dovuto a:

  • Predisposizione individuale
  • Fisiologico invecchiamento dei tessuti
  • Sforzi fisici eccessivi (stazione eretta prolungata, lunghe camminate, sforzi addominali intensi…)
  • Sforzi ripetuti (tosse cronica, starnuti, stipsi)

DIAGNOSI

Mediante l’osservazione e la palpazione dell’inguine del paziente lo specialista è in grado di individuare la presenza della protrusione inguinale. Nel caso di ernie di medie o grandi dimensioni, queste, a causa della forza di gravità, tendono ad aumentare in posizione eretta, mentre rientrano nella cavità addominale in posizione sdraiata.
Al contrario, in caso di ernie molto piccole, lo specialista potrebbe chiedere al paziente di tossire per poter visualizzare meglio la protrusione.

ERNIA INGUINALE NON TRATTATA: quali sono le possibili complicanze?

Spesso si è portati a credere che un’ernia possa in qualche modo regredire spontaneamente. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che non sempre comporta sintomi evidenti. In genere, però, può determinare:

  • Gonfiore a livello inguinale, che diminuisce in posizione supina
  • Dolore o fastidio localizzati, che possono aumentare in seguito a uno sforzo fisico

È importante sapere che si tratta di un disturbo che nel lungo periodo tende ad aggravarsi: la protrusione può ingrandirsi e diventare pertanto molto più dolorosa ma anche pericolosa. Difatti, le complicanze di una ernia inguinale non trattata riguardano essenzialmente l’intestino:

  • Ostruzione/occlusione intestinale: a causa della protrusione il normale transito di feci e gas può arrestarsi accumulandosi in una porzione dell’intestino. Tale condizione può provocare sofferenze ischemiche associate a necrosi del tratto intestinale coinvolto dall’ostruzione; perforazione della parete intestinale; peritonite diffusa; setticemia, fino ad arrivare a shock settico
  • Incarceramento: nel momento in cui la parte di intestino erniato rimane intrappolato, parliamo di ernia incarcerata. In questo caso, nonostante l’apporto di sangue ai tessuti rimanga invariato, è importante risolvere chirurgicamente l’ernia per evitare che si possa andare incontro a strangolamento di quest’ultima
  • Strangolamento o strozzamento: si tratta di una condizione, tra l’altro molto dolorosa, che blocca l’afflusso sanguigno. Per questa ragione un’ernia strozzata richiede un intervento di urgenza che altrimenti potrebbe determinare la necrosi dei tessuti nel tratto intestinale coinvolto

L’intervento di ernia inguinale viene effettuato in anestesia locale ed ha una durata di circa 20 minuti. Non necessita di particolari precauzioni e può essere eseguito su qualsiasi tipo di persona, prescindendo dall’età o da eventuali patologie cardiache o funzionali importanti.

Cosa prevede l’intervento chirurgico?

Innanzitutto si procede con la riduzione del sacco erniario, mediante riposizionamento delle anse intestinali all’interno della cavità addominale.

Il secondo passaggio è il posizionamento di reti in materiale inerte. Queste agiscono come una toppa e servono a chiudere il difetto anatomico che è alla base della formazione dell’ernia stessa; nel giro di 24 ore si attaccano in maniera indissolubile alle strutture su cui vengono collocate.

Questo tipo di procedura rende impossibile avere una recidiva e consente non solo la riduzione del dolore post-operatorio, ma anche la ripresa immediata delle normali attività.

Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma

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