Diagnosi e trattamento del rettocele

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Diagnosi e trattamento del rettocele - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

L’approfondimento di oggi è dedicato al trattamento del rettocele, una problematica prettamente femminile e più facilmente riscontrabile nelle donne tra i 40 e i 60 anni, multipare o che abbiano superato la menopausa.

In un articolo precedente abbiamo visto in cosa consiste il rettocele, condizione che si verifica quando una porzione dell’intestino retto protrude all’interno del lume vaginale.

Oggi ci soffermeremo maggiormente sui sintomi, la diagnosi e il trattamento di questo tipo di prolasso della parete vaginale posteriore.

SINTOMATOLOGIA

Generalmente il rettocele si presenta in forma lieve, ma quando la protrusione del retto all’interno della vagina si fa più severa, i sintomi frequenti possono essere:

  • Evacuazione incompleta e difficoltosa
  • Dolore pelvico durante la defecazione
  • Dolore durante i rapporti sessuali
  • Senso di peso o dolenza anorettale che può irradiarsi anche all’area sacrococcigea
  • Tenesmo (ossia la contrazione spasmodica, e spesso dolorosa, dello sfintere anale, accompagnata da stimolo alla evacuazione anche senza emissione di feci) a cui spesso è associato un prolasso muco-emorroidario
  • Stipsi cronica da ostruzione rettale: la tasca del rettocele causa un’alterazione della dinamica della defecazione, sequestrando in fase espulsiva il bolo fecale; per questa ragione la maggior parte delle pazienti deve eseguire manovre di digitazione ed innalzamento del perineo

DIAGNOSI

La diagnosi di rettocele viene effettuata mediante l’esame pelvico obiettivo, che consente di valutare la parete vaginale posteriore sotto sforzo. Difatti, nel momento in cui si compie uno sforzo, il prolasso si rende visibile e pertanto palpabile.

Talvolta, è indicato sottoporsi anche a ulteriori esami strumentali, quali:

TRATTAMENTO DEL RETTOCELE

Il trattamento del rettocele può comprendere la cosiddetta ginnastica pelvica. Si tratta di tecniche fisioterapiche ed esercizi specifici (tra i quali quelli di Kegel), che aiutano a rinforzare i muscoli del pavimento pelvico. Tuttavia, queste metodiche sono in grado di ridurre la fastidiosa sintomatologia associata al prolasso, ma non la protrusione in sé.

Difatti, il trattamento chirurgico del rettocele è indicato nelle pazienti sintomatiche per le quali quello conservativo e medico (biofeedback) ha fallito.

La correzione del rettocele può essere effettuata per via transanale, transvaginale o transperineale. Questa prevede l’utilizzo di diversi tipi di protesi (sintetiche e non) al fine di ottimizzare i risultati anatomici e funzionali a medio e lungo termine.

La correzione del rettocele con riparazione transperineale con protesi biologiche sembra la procedura ideale, poiché in grado di ridurre alcune complicanze associate all’uso delle protesi sintetiche.

Gli obiettivi del trattamento chirurgico del prolasso sono pertanto:

  • la correzione durevole del difetto anatomico con ripristino della funzione ano-retto-vaginale
  • la concomitante correzione di anomalie responsabili di sintomatologie associate, quali incontinenza urinaria e fecale
  • evitare complicanze o sequele (dolore, dispareunia secondaria, incontinenza post-operatoria)

 

Per ulteriori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo

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