Linfoadenectomia: asportazione del linfonodo sentinella

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Linfoadenectomia, asportazione del linfonodo sentinella - Il Blog del Prof. Paolo Barillari

La linfoadenectomia è un intervento che prevede l’asportazione di uno o più linfonodi nell’area di drenaggio di un tumore. Vediamo come viene eseguita nell’approfondimento di oggi.

Negli ultimi anni la chirurgia oncologica mammaria ha avuto una notevole evoluzione. Difatti, siamo passati da interventi che avevano conseguenze mutilanti, poiché prevedevano l’asportazione anche dei muscoli, a interventi molto più conservativi dell’integrità del tessuto mammario (quadrantectomia), effettuati ambulatorialmente. A Villa Mafalda con questa metodica sono stati eseguiti ben oltre 600 interventi.

LINFOADENECTOMIA: come viene eseguito l’intervento in anestesia locale

Una volta effettuata la necessaria indagine diagnostica del caso mediante esame mammografico, ecografia, eventuale Risonanza Magnetica oppure Tomosintesi, la paziente viene condotta in sala operatoria.

Il linfonodo sentinella è il linfonodo verso cui il tumore drena principalmente le cellule neoplastiche e in cui può esserci pertanto un’alta possibilità di metastasi linfonodali. È possibile evidenziarlo mediante l’utilizzo di coloranti vitali o di un tracciante scintigrafico. Nel secondo caso quest’ultimo viene iniettato il giorno prima dell’intervento. Altrimenti, se si utilizza il colorante vitale, questo viene iniettato una volta in sala operatoria.

Viene, quindi, fatta un’iniezione di anestesia locale sulla mammella stessa. Dopo che il nodulo mammario è stato asportato viene immediatamente analizzato dai patologi, che ci confermano o meno la sua positività tumorale. Vengono, quindi, valutati i margini di resezione, cioè il tessuto sano che è intorno al tumore, che deve essere di almeno un centimetro per lato.

A questo punto viene asportato il linfonodo sentinella tramite una seconda incisione sull’ascella, oppure prolungando leggermente la prima incisione. Tutto questo avviene sempre in anestesia locale. Se è stato iniettato il tracciante scintigrafico, ci sarà una sonda che comincerà a suonare quando si è vicini al linfonodo sentinella. Altrimenti, nel caso del colorante vitale, questo lo colorerà di blu.
Una volta individuato ed asportato viene anch’esso immediatamente analizzato in sala operatoria grazie alla precisione dei nostri patologi.

Se il linfonodo sentinella non è preso dal tumore non si fa nient’altro, altrimenti si continua la linfoadenectomia. Questo può avvenire sempre in anestesia locale. Tuttavia, la paziente può avvertire qualche piccola scossa durante le manovre. Difatti, nell’ascella passano una serie di minuscoli nervi sensitivi; quando questi vengono toccati, danno una sensazione simile (anche se meno forte!) a quella che si prova quando si sbatte il gomito.

LINFOADENECTOMIA: cosa avviene finito l’intervento ambulatoriale

Finita la linfoadenectomia, con asportazione del solo linfonodo sentinella o di tutti quelli dell’ascella, quest’ultima viene richiusa senza alcun drenaggio. Con grande accuratezza la cute viene suturata in modo tale che l’aspetto finale sia di un seno più alto.
Tale metodica offre molti vantaggi, primo fra tutti esorcizziamo l’intervento. La paziente si rende conto che la patologia può essere curata con un intervento semplice, in quanto ambulatoriale.
Questo tipo di chirurgia viene, quindi, vissuta dalle pazienti come un evento non così grave, poiché:

  • Non prevede un ricovero ospedaliero
  • Non c’è alcuna necessità di degenza in ospedale
  • Non si soffre la mancanza della famiglia vicino

La sera stessa la paziente ritorna a casa, dalle persone che le vogliono bene e che saranno molto più capaci di coccolarla rispetto a noi medici, per quanto possiamo essere gentili.

Dopo 24 ore viene rimedicata e le vengono tolte le bende. A questo punto può già tornare alle sue normali attività quotidiane.

Il trattamento di un tumore mammario generalmente non è finito con la chirurgia, ma questo vale anche per gli interventi effettuati in anestesia generale.
Agli interventi conservativi sulla mammella si associano sempre radioterapia e talvolta o l’ormonoterapia o  (in casi più gravi) la chemioterapia.

 

Per maggiori informazioni, contattare il Prof. Paolo Barillari che opera presso la Casa di Cura Privata “Villa Mafalda” di Roma

Per un consulto medico, compila il form “Contatta il Professore” presente nell’articolo

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